Chi è il Temporary Manager secondo il nostro co-founder Giovanni Marinelli

Il temporary manager non è un consulente: analisi di un lavoro encomiabile che porta le aziende nel futuro Giovanni Marinelli è Senior HR Director, Co-Founder e Senior Partner di Síntegrum Srl e in un webinar tenuto da Assocontroller ha raccontato cosa significa essere temporary manager oggi e quali sono le prospettive per il futuro di un lavoro che ancora oggi viene confuso (purtroppo) con quello del consulente aziendale. Il webinar è stato organizzato dai soci di Assocontroller, Giorgio Auguadro e Lilia Cucchiaro e ha visto la partecipazione in qualità di guest speaker di Marco Busi.

Cosa significa essere temporary manager

Il temporary manager è presente in Italia da almeno 20 anni ma ha avuto un revamping collegato ai momenti di crisi; quando c’è la crisi ci si attrezza, si cercano strade alternative a quelle battute tradizionalmente. Anche il temporary manager ha seguito queste strade innovative. Quando venne introdotto in Italia, così come dalla tradizione anglosassone, era un manager a tempo prevalentemente proposto nelle grandi aziende per sostituzioni o momenti di instabilità organizzative. I consulenti di temporary manager proponevano queste candidature.

L’evoluzione è stata molto rapida dal 2008 in poi, verso una sorta di soccorso alle aziende. Questo è accaduto perché ci si è resi conto, soprattutto nell’ambito della piccola e media impresa, di come le risposte alla crisi avevano la necessità di una managerializzazione sempre più accentuata. Questa managerializzazione bisogna immaginarla come presenza di skill, capacità manageriale e gestione all’interno dell’organizzazione. Le piccole e medie aziende non le avevano ed erano molto legati a tre figure professionali tradizionali: il commercialista, l’avvocato e il consulente del lavoro.

Cosa fa il temporary manager

Queste figure professionali, con promesse più o meno chiare di moltiplicazione del valore delle aziende, facevano quello che volevano. In queste situazioni, il posizionamento del temporary manager era quello di portatore di esperienza, di skill e di risultati. Il temporary manager è una figura professionale che porta risultati e che fa in modo che le cose accadano e che gli obiettivi concordati vengano realizzati. Quindi è una persona estremamente concreta e pratica che lavora seguendo un piano strategico.

Il temporary manager mette subito le mani sui problemi e con la struttura che trova, fa in modo di raggiungere i risultati che ha concordato con il suo committente e questa è solo una delle tante differenze esistenti con la figura del consulente aziendale. Il consulente crea un programma e consegna una serie di indicazioni all’azienda, ma non si preoccupa della loro realizzazione. Il temporary manager viceversa, con la sua presenza in azienda, lavora con le persone in modo operativo e fa in modo che quei risultati accadano.

Ci troviamo di fronte a un professionista che come profilo ha lavorato in aziende medio grandi, ha maturato delle esperienze significative nelle proprie aree di azione e le mette al servizio di ambienti più piccoli e di strutture e di aziende che non possono permettersi quella professionalità per un problema di costi o per un problema di accesso al mercato.

temporary manager cosa fa

Gli ambiti ricorrenti del temporary management sono:

  • piccole e medie aziende che devono affrontare programmi di turn around
  • piccole aziende che hanno necessità di reperire fondi sul mercato e hanno iniziato la ricerca di investitori
  • aziende che si stanno ristrutturando perché hanno sviluppato prodotti innovativi e hanno bisogno di accompagnare l’introduzione di questo prodotto riorganizzandosi
  • aziende che affrontano un passaggio generazionale (come le aziende a conduzione familiare)

Le startup fra coaching e advisory

Uno degli sviluppi della figura del temporary manager è proprio in direzione coaching, un altro rivolto al mondo delle startup oggi. Adesso c’è un grande fervore in ambito industriale: le startup sono aziende innovative che crescono rapidamente e che hanno fatto della scalabilità la loro caratteristica principale.

La scalabilità non è soltanto in termini finanziari e per crescere e diventare aziende, le aziende hanno necessità di un advisory di natura organizzativa e gestionale che il temporary manager può offrire in maniera molto efficace. Qui si tratta di figure di mentorship che vengono fuori in queste situazioni. Spesso ci troviamo di fronte a founder che non hanno alcuna esperienza manageriale; persone che hanno avuto l’idea ma che non hanno le capacità adeguate per pianificare le attività di finance & strategy.  Noi abbiamo cominciato a lavorare con le startup e offriamo un temporary management e servizi di advisory e coaching. Ogni giorno ci confrontiamo ogni giorno con aziende che stanno affrontando dei turn around o dei percorsi di innovazione importanti.

Hanno la tecnologia innovativa, ma non riflettono sui comportamenti delle persone e sulla loro quindi sull’omogeneità. L’insuccesso è sempre dietro l’angolo. Il temporary manager può offrire un grande aiuto in termini di pianificazione e di strategia. Viene dall’esterno ed è al di sopra di ogni sospetto. In alcune strutture ci capita anche di essere inseriti nell’organigramma con delle deleghe precise.

Alcuni case history come TM nelle risorse umane

Fra le tante esperienze di temporary management, ce n’è stata una in una grande azienda che aveva necessità di presidiare al consiglio delle risorse umane perché non aveva un titolare. Aveva due giovani e non riusciva a decidere chi doveva promuovere. Ho iniziato a lavorare per loro per un anno, poi sono diventati 18 mesi e mi hanno designato responsabile.

Questa è stata un’esperienza molto assorbente e impegnativa perché l’azienda acquistava un paio di aziende al mese. Sono entrato che c’erano 1200 persone, sono uscito che erano 3500 e si erano avviati discorsi di cultura, one company, procedure, omogenizzazione e accordi sindacali. Quella un grande impegno quotidiano, tutti i giorni, tutti i mesi per diciotto mesi.

Poi c’è stata l’esperienza con un’agenzia di stampa che aveva il problema di gestire una cassa integrazione di alcuni giornalisti e di conseguenza, gestire e stipulare nuovi accordi con il Ministero del Lavoro. Un’attività che non prevedeva una presenza di risorse umane giornaliera, non c’erano tematiche di organizzazione o di compensation, erano prevalentemente tematiche di natura sindacale. Lì è stato sufficiente andare due giorni a settimana.

I temporary manager del futuro

Non è facile trovare persone giovanissime, perché se hanno tra i 30 e 40 anni o sono già all’interno di una struttura organizzata e tendono a cercare rapporti di lavoro subordinato. Il temporary manager deve avere almeno 20 anni di esperienza e deve avere un numero tale di anni di impegno, di attività e di risultati prodotti per essere in grado di sostenere l’impatto con un’azienda che non conosce e che gli chiede di produrre risultati rapidamente.

Bisogna avere una forte resistenza allo stress perché spesso bisogna raggiungere risultati importanti in poco tempo e le cose non si possono inventare. Noi siamo entrati in contatto con le organizzazioni che si occupano di transizioni di carriera, le cosiddette società di out placement. Anche loro sono concordi nell’affermare che uno dei prerequisiti per diventare temporary manager è quello di non aver fatto non un’unica esperienza.

Se ci sono molteplicità di esperienze e al tempo stesso c’è una dose di leadership, un’attitudine a gestire le persone e capire quali sono gli elementi del cambiamento, non è da escludere che una persona possa reinventarsi temporary manager. Avere successo è sempre un lavoro di squadra, da solo non funziona mai.

Cosa significa essere Temporary Manager oggi

Essere temporary manager significa saper bilanciare in modo sapiente le attività di delivery e quelle di sviluppo. Nella nostra esperienza, in alcuni momenti è stata data troppa prevalenza al delivery e quindi poi si rischia di ritrovarsi senza i clienti. Rispetto al lavoro dipendente sicuramente un lavoro più stimolante.

Il dipendente ha una dinamica relazionale diversa, il temporary manager invece si arricchisce delle idee e dei contributi dei soci. Penso sia fondamentale bilanciare i cicli. Se è vero che non si vive di soli fatturati ma c’è bisogno anche di flussi di cassa e di programmazione strategica a breve e lungo termine. Il temporary manager non si risparmia mai e lavora per l’obiettivo. Entra per fare quella cosa che ha promesso di fare e finisce quando l’ha raggiunta.

(fonte immagini: Yandex.com) 

7 Dicembre 2022